“First track” e “può una canzone sembrare un film?”

29 gennaio 2009
Posted by Daniele



Questo post, come può sembrare anche dal titolo un po’ strano, in realtà ne contiene due. Volevo parlare di una cosa ma anche dell’altra ed allora faccio un mix.

In questi giorni sto ascoltando il nuovo album dell’impareggiabile Bruce Springsteen. E sto facendo una grandissima fatica ad andare oltre la prima canzone, Outlaw Pete. E’ talmente bella, sorprendente, che la reazione più naturale alla sua conclusione è quella di farla reiniziare da capo.

E da qui la prima parte del post “first track”, e cioè con la mente è stato anche un ritornare ad altri cd, altri album che mi hanno bloccato, colpito fin dalla prima traccia. Ho ripensato a quando ho sentito per la prima volta la prima traccia di Joshua Tree (Where the streets have no name), la prima di Ok computer (Airbag), la prima di Alchemy (Once a time upon in the west)... Tutte sorprese, piacevoli sorprese che ti catturano già al primo ascolto. Vi è capitato? Quali sono le vostre indimenticabili first track?

La seconda parte del titolo dice “può una canzone sembrare un film?”. Sì, può. Outlaw Pete è un film. E’ uno straordinario film musicale. Ti sembra tale quando l’ascolti, anche senza capire una sola parola. E’ ancor di più se ti guardi il testo e te lo traduci.

E’ una canzone che crea un’atmosfera cinematografica, ha un che di epico, otto minuti di esplosioni e rallentamenti, riporta a The river, a Incident on 57th street, a Rosalita... E ciò che racconta racchiude perfettamente la tradizione springsteeniana di storyteller, di spaccati d’America, di situazioni familiari, di difficoltà degli ultimi (ben raccontata in un libro imperdibile per i fans del Boss:
Come un killer sotto il sole).

Ecco a voi Outlaw Pete.



Grazie Bruce, ci vediamo il 21 luglio a Torino.

27 gennaio: memoria e riflessione

27 gennaio 2009
Posted by Daniele



Today is history.

Today will be remembered. Years from now the young will ask with wonder about this day.

Today is history and you are part of it.

Six hundred years ago when elsewhere they were footing the blame for the Black Death, Kazimerz the Great, so called, told the Jews they could come to Krakow.

They came.

They trundled their belongings into the city. They settled. They took hold. They prospered in business, science, education, the arts. They came here with nothing. Nothing. And they flourished.

For six centuries there has been a Jewish Krakow. Think about that.

By this evening those six centuries are a rumor. They never happened.

Today is history.



Di corsa

25 gennaio 2009
Posted by Daniele


Alle sei di mattina di una domenica d’inverno è buio, fa freddo, gli occhi non si aprono. Spengo la sveglia e chiamo a raccolta tutte le fibre del mio corpo. L’acqua tiepida mi toglie un po’ di sonno, la caffettiera che borbotta mi scuote e mi coccola con l’aroma di caffè, una barretta che sa di cioccolato è la mia colazionein solitudine.

C’è silenzio tutto intorno e, come un cavaliere medievale o un torero prima della lidia, anche io ho la mia vestizione fatta di gesti precisi, come un rituale che si ripete da anni e dà sicurezza: i calzini grigi, i pantaloni neri attillati, la felpa termica. Afferro lo zaino, accarezzo chi rimane ad aspettarmi e mi butto su strade ancora deserte, rischiarate da un’alba indecisa e pigra e circondate da campi, radure e case dormienti.

Arrivo al campo sportivo e vedo già centinaia di piedi scalpitanti che attendono di iscriversi alla solita tapasciata domenicale. Ci osserviamo, noi podisti, ci studiamo a testa bassa e basta uno sguardo per avere tutte le risposte. Che sono le stesse per tutti. Corriamo per stare bene, corriamo per stare insieme, corriamo perché non sappiamo fare altro così bene.

Sono le 6.40 ormai e l’adrenalina è già in circolo. Bevo un po’, accendo la musica e inizio a correre quei ventuno km di sacrificio, sudore, soddisfazione. Le gambe sono intirizzite, il respiro un po’ affannoso, le mani vorrebbero essere su chi è rimasto a casa, ma il sole che sorge e sbrodola i suoi colori nel cielo terso è uno spettacolo che ripaga di ogni momento di dolore, di sfiducia, di ripensamento.

Continuo a correre godendomi ogni singolo tratto di strada: colline, boschi, asfalto. E poi i ristori, i sorrisi della gente, la vita altrui che scorre lenta mentre io vado sempre troppo veloce. E le cascine di una volta, le montagne sullo sfondo, i fontanili ancora intatti, i campanili sempre presenti, i cimiteri così accoglienti. Prendo fiato e vado verso il mio traguardo.


Bellissimo racconto scritto da Federica Caporali. Riportato da questo link ed inserito all'interno dell'e-book Italians-una giornata nel mondo che trovate qui.


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Josè Mourinho, uno di noi!

23 gennaio 2009
Posted by Daniele


Parole e musica dello Special One:

"Il primo scudetto l'avete vinto in segreteria, il secondo senza avversari, il terzo all'ultimo minuto. Siete proprio una squadra di...".



Eluana Englaro

22 gennaio 2009



Tutti sanno chi è, tutti ne abbiamo sentito parlare. Si sono creati gruppi, fazioni, movimenti e tutti a dire la loro, tutti a dire quello che è giusto e quello che non è giusto. Una chiesa dogmatica più che mai che con questo Papato fa passi da gigante all’indietro, politici che non perdono occasione per parlare e straparlare, ministri che inviano atti di indirizzo ricattatori.

Qualcuno si chiede o pensa al travaglio di una famiglia che vede la propria figlia in coma irreversibile dal 1992? Qualcuno si chiede come è oggi Eluana? Ben diversa dalla foto sorridente che conosciamo.

Per me Eluana è morta quel giorno del 1992 quando l’incidente stradale in cui è stata coinvolta l’ha privata della vita. Quello che è venuto dopo riguarda la medicina, la farmacologia, l’accanimento (sì, uso questa parola) terapeutico nel mantenere pulsante un cuore dove una mente ormai non è più presente.

Mi è profondamente difficile esprimere un’opinione, perché sono cattolico, perché credo e perché sono intimamente convinto che la vita ce l’ha donata Lui e solo Lui può decidere quando riprendersela. Secondo me qui la volontà di Dio si è compiuta nel 1992.

Sono cattolico ma credo in uno Stato laico. La Chiesa ha diritto di opinione ed è giusto, per me, che tenti di indirizzare la legislazione e la vita pubblica verso i canoni cristiani.

Ma la sua è solo un’opinione, lo Stato deve decidere nella sua autonomia. Uno Stato però deve anche saper rispettare la separazione dei poteri ed un ministro non può impedire l’applicazione di una sentenza.

Concludo ricordando Giovanni Paolo II. Nei momenti finali della sua straordinaria esistenza disse “Lasciatemi andare al Signore” e così è stato fatto. Nessun accanimento ci fu e fu rispettata la Sua volontà.

Eluana, è provato, era contraria al mantenimento artificiale di una vita in stato vegetativo.


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Jan Palach - Praga, 19 gennaio 1969

19 gennaio 2009



Ma se volete approfondire QUI la pagina wikipedia.

Se volete rabbrividire invece basta leggere il primo commento a questo post.


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Che fastidio!

Posted by Daniele


Allora, i retronebbia quando hai una macchina dietro e soprattutto quando non c’è più nebbia vanno spenti!!! E’ chiaro???

Respiro di sollievo

16 gennaio 2009


Infiammazione del rotuleo, escluse cose più gravi. Riposo dalla corsa per altri 15 giorni (ma posso andare in bicicletta) e nel frattempo farmaci per sfiammare ed un cerotto da applicare quotidianamente sopra il ginocchio.

Parigi è ancora là, non devo chiudere qui il tentativo. Gli spazi si restringono ma ci sono. Mi ci infilo dentro e ci provo. La tabella deve essere ovviamente un po’ rivista ma qualcosa di buono si può ancora tirar fuori.

Certo, mi ha anche detto che questa infiammazione non è un bel segnale, che, vista la conformazione delle mie ginocchia, sono sempre a rischio, che sono sempre sul filo…

Vedremo che succede… Ma chi può garantire una suspense così? :-)

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Il sogno è finito ancor prima di cominciare (updated)

14 gennaio 2009

Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un commento al post precedente, dire che faccia piacere è dir poco. Senza di voi non sarebbe la stessa cosa. Siete un sostegno ed un grande stimolo. Grazie.


Proverò a vedere cosa si riesce a fare nel tempo che rimane (sembra tanto, ma non lo è). Venerdì mattina ho appuntamento con il Dott. Tavana per farmi dire che cosa ho veramente e capire cosa si può fare, quanto devo star fermo e cosa si può inventare.

Lo sconforto è dovuto al fatto che ho corso tutto il 2008 con un fastidio alla gamba sinistra che non mi ha dato però alcun dolore ne creato particolari problemi. Si può dire che ho corso 1000 km senza alcun problema.

Prima di buttarmi sulla preparazione di una maratona ho fatto 15 sedute di fisioterapia pesanti da quasi 2 ore ciascuna. Non ho voluto lasciare niente al caso.

Poi, inizio la preparazione non per un obiettivo qualsiasi ma per L’OBIETTIVO Parigi. Dopo neppure un mese sono fermo e dolorante. E non sono fermo dopo un lungo da 30 km. Lo sono dopo 18 km. Una distanza che ho già fatto più volte senza problemi.

Sono fermo con un’autonomia di 20 km. Con la prospettiva di uno stop. Con il pensiero che passano i giorni ed invece di prepararmi perdo tempo e preparazione. Con il pensiero pieno di dubbi su cosa sia meglio fare.

Sono fermo e ritorno ad avere quella sgradevole sensazione con cui vivi, cammini, scendi le scale, fai uno scalino, scendi dal letto, ti alzi da una sedia, ti muovi… ed ogni volta pensi a quel punto della gamba e cerchi di capire se ti fa male, se noti un miglioramento, se quella fitta è sempre la stessa o è cambiata… O ti tocchi i punti sensibili sperando di non sentir nulla, perché camminando sembravi quasi normale ed invece hai un dolore al tatto…

Comunque venerdì ne saprò, spero, di più. E deciderò di conseguenza.


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Il sogno è finito ancor prima di cominciare

12 gennaio 2009


Volevo parlare delle prime 4 settimane di tabella. Di come è stata una corsa ad ostacoli. Ma piena di forza e volontà.

Invece, dopo la corsa di ieri ora sono qua a sentir male alla mia gamba. Stavolta è l’altra, la destra. Le sensazioni sono le stesse di un anno e mezzo fa. Appena accenno la corsa dolore.

Stop. Basta. Sono stufo.


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Varsavia

10 gennaio 2009
Posted by Daniele


Una vacanza esagerata, bella, divertentissima ed assolutamente assaporata fino all'ultimo senza lasciarsi intimorire dalle temperature che giorno dopo giorno ci ribaltavano addosso il freddo più pungente (anche -9).

Certo, aggirarsi e fare i turisti con temperature sempre costantemente sotto lo zero non è agevole. Se poi ci si mette anche la neve, le cose si complicano ancor di più. Ma se la compagnia è buona, si dimentica il freddo e lo si combatte con buone risate e buone cioccolate calde, thè caldi, vin brulè ed alcolici locali che svegliano anche un ghiacciolo.


Varsavia è bella ed anche elegante. Non è storica ed artisticamente rilevante come Cracovia ma è un mix affascinante di nuove costruzioni, nuovi spazi e nuove evoluzioni ed alcuni edifici riconoscibilissimi come eredità del dominio sovietico.


La città vecchia (che in realtà è purtroppo una ricostruzione di 50 anni fa, essendo stata rasa al suolo durante al seconda guerra mondiale) è un vero gioiello (ed infatti è anche Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco).


Il Museo della Rinascita di Varsavia è un pugno che ti ricorda come in quei posti si è passatti dai nazisti ai liberatori sovietici. Bella liberazione... Altri 50 anni di oppressione!


Vicino al nostro hotel c'era anche il parco più grande della città. Potevo farmelo sfuggire? E così ho fatto la mia prima corsa sottozero... 55 minuti a -3 gradi... Tutto ok, tranne che ho rischiato di perdere l'uso delle dita, che, nonostante i due guanti per mano, hanno sofferto tantissimo. Ma correre in quel parco, in mezzo alla neve mi ha regalato altre nuove belle sensazioni...



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Carlos Ruiz Zafon: Il gioco dell'angelo

08 gennaio 2009



Scritto il 29/12/08 alle ore 23:11

Da pochissimi minuti ho finito di leggere Il gioco dell'angelo, il nuovo romanzo di Carlos Ruiz Zafon.

Non c'è niente da fare, la capacità narrativa, lo stile, le descrizioni di Zafon mi rapiscono. Anche stavolta si è preso 3 giorni della mia vita e l'ha portata in un mondo oscuro, in una Barcellona fatta di vicoli e di colori tenui ma attraenti. Di personaggi che impari strada facendo a conoscere e che non vorresti abbandonare.

Mi ha riportato nel Cimitero dei Libri Dimenticati ("dove i libri che nessuno più ricorda, i libri che si sono perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa di arrivare tra le mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito") e mi ha parlato ancora di libri ("ogni libro ha un'anima. L'anima di chi l'ha scritto e di quelli che l'hanno letto, vissuto e sognato"), della forza dirompente della scrittura. Mi ha descritto situazioni, storie, atmosfere che talvolta si incrociano con L'ombra del vento creando un piacevole filo di collegamento.

Sa evocare immagini, sensazioni, emozioni. Ha una carica narrativa travolgente, sa attrarre. Questo libro, è naturale, non poteva eguagliare L'ombra del vento, che sicuramente è altra cosa e rimane molto superiore, ma anche Il gioco dell'angelo mi sento di consigliarlo. Mi sento di consigliare di perdersi fra le pagine di Zafon in una storia irreale, inverosimile, onirica. 676 pagine divorate in 3 giorni e non un solo minuto ritenuto sprecato.

Non sarà alta letteratura, sarà accattivante nei confronti del lettore, sarà scontato e talvolta persino prevedibile ma Zafon ha una capacità rara: quella di catapultare chi tiene in mano quelle pagine perfettamente dentro i meccanismi delle storie facendogli vivere in prima persona emozioni ed atmosfere. Rende il libro vivo. E sprigiona un enorme amore per i libri stessi.

"L'invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perchè la sua anima non apparterrà mai a loro."

Lo hai letto? Ti è piaciuto? COMMENTA!

New year... New header... New pic

05 gennaio 2009


Si nota qualcosa di nuovo qui in alto? Vi piace?

E' da molto che cercavo un qualcosa di nuovo da mettere come immagine e titolo del blog. E poi un giorno l'idea me l'ha data il Signor Ponza (che ringrazio) quando, andando sul suo blog, ho notato il suo nuovo header. E da lì chiedere al mio amico Francesco un piccolo favore il passo è stato breve.

Ho scelto le immagini che volevo inserire e poi l'arte grafica di Francesco (grazie!!!) ha fatto il resto.
Bello, no?


Avendo messo la foto dell'arrivo a New York nell'immagine del titolo ho pensato che era il caso di cambiare anche la foto qui a destra ed ecco che mi è venuta l'idea di un disegno, un'immagine nuova che mi raffigurasse. Ho trovato questo bel sito (BeFunky) e dopo tanti tentativi, ritocchi, fotomontaggi, aggiunte, limature... Quel che ne è uscito lo potete vedere qui a lato...


E poi... Durante la mia assenza online, Varsavia è stata conquistata ed ancor prima un libro mi ha rapito per tre giorni. Ma queste sono altre storie e prossimamente ne saprete di più...


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