Great job, Daniel

10 novembre 2007


Ecco il racconto di quella che per me rappresenta un'impresa: correre e concludere la Maratona di New York. Ad inizio anno l'avevo definita una pazzia, il primo allenamento di marzo con i miei 5 minuti di corsa lo confermava, il problema e lo stop forzato dell'ultimo mese e mezzo lo sottolineava ancora. E' stata un'impresa! E ne sono orgoglioso!

Ho vissuto emozioni incredibili che provo ora descrivere, spero riuscendo a farle trasparire per quello che realmente sono state.

Antefatto: la Friendship Run di sabato 3 novembre. Avevo deciso che non avrei corso se non dopo lo sparo di cannone del via della Maratona. L'ambiente newyorkese mi fa cambiare idea. Decido di partecipare, corricchiando, alla corsetta di 3 km del giorno prima alla quale prendono parte i partecipanti internazionali. L'atmosfera è bellissima, colorata, con tante persone travestire con i colori tipici dei propri Paesi. Corro. E faccio male. Il ginocchio mi fa male. Al pomeriggio avevo anche difficoltà a scendere le scale. Una botta al morale tremenda. Come cavolo potrà andare il giorno dopo? Mi preparo mentalmente al peggio.

Domenica 4 novembre 2007: è arrivata. E' il giorno che attendevo da mesi. Ci siamo. Sveglia alle 4 e 45. Colazione in camera d'albergo con le cose comprate al supermercato e la marmellata della mamma portata dall'Italia. Alle 6 c'è la navetta che ci porta al mitico Ponte Verrazano. Migliaia di persone ben distribuite ai piedi del ponte (andremo sopra solo dopo lo sparo di cannone), si prende un po' di freddo, si beve caffè caldo e si mangiano bagels (offrite con un vigore pazzesco dai volontari).

Alle 10:10 lo sparo di cannone. Penso che si parta tutti invece dobbiamo aspettare. Fanno partire a scaglioni di 1000. E il mio gruppo avrà via libera sul ponte più o meno un quarto d'ora dopo lo sparo. L'emozione è forte. Sono sul Verrazano Bridge, a casa staranno guardando la televisione che lo inquadra dall'alto, pensandomi, e io sono lì in mezzo a tutta quella gente a godermi i primi metri della New York Marathon. E sono così:



Lo dico anche nel video. Quel deficiente del ginocchio mi fa male. Ho anche i battiti del cuore molto alti. Ma la gioia di essere lì supera tutto. Vado, corro, corro. Il dolore aumenta ma rimane sopportabile. Dopo poche miglia inizia subito lo spettacolo della folla. Il calore della gente è assordante. Metter il nome sulla maglia è la cosa più intelligente che potevo fare. Basta mettersi ai lati della strada e ricevi centinaia di incitamenti di gente urlante il tuo nome, i bambini che ti chiedono il cinque. Sei fresco, sei euforico, sei un tutt'uno con la gente. La prima ora va via così, senza accorgertene, sommerso dall'entusiasmo di ciò che ti circonda.

Ho sempre i battiti un po' alti, rallento. Dopo il primo passaggio ai 5 km il dolore al ginocchio incredibilmente diminuisce. Penso, ma che sta succedendo? Miglioro! Sto quasi bene, ho un fastidio ma non è dolore. Mi sembra quasi un miracolo. Mi faccio trasportare dalla gente, ogni tanto mi nascondo a centro gruppo, poi vado ai lati a prendermi la mia dose di incitamenti. Go Daniel! Italia! Corro.

L'ingresso a Brooklyn è strepitoso. Strade più strette, curve, gente ovunque. Complessi che suonano dal vivo. Ne troveremo centinaia durante il percorso. E ti davano una carica! Quando passo ai rilevamenti posizionati ogni 5 km penso alle mail che partono. Penso ai miei familiari. Penso all'entusiasmo che quelle mail porteranno.

Sto bene, buone sensazioni. Decido che comunque non devo esagerare con la corsa. Sono comunque fermo da un mese e mezzo e ho quel problemino lì alla gamba. Decido che un po' prima delle 2 ore, in prossimità di un rifornimento (così finalmente riuscirò a bere tutto il contenuto del bicchiere.. è un casino bere dal bicchiere correndo) farò il primo tratto a passo. Dopo 1:40 dal via faccio 3 minuti a passo. Riprendo fiato, bevo. Ripenso alla magia del posto: non ci credo, ieri pensavo di doverla fare tutta a passo e la sto correndo.

Riprendo la corsa, adesso la gente è più diraradata. E la gente mi chiama anche se sto al centro della strada. Mi giro, alzo il pollice, un sorriso e via. Corro più o meno fino a metà gara. E poi inizio un'alternanza passo/corsa. Inizio a sentire la fatica, il dolorino al ginocchio ogni tanto torna più forte e mi sembra più saggio proseguire alternando. Comunque sto bene. Avrei messo la firma per arrivare a metà percorso così:



Nel video mi sbaglio anche, dopo quel ponte non si va a Manhattan, ma al Queens... Si vede che mente iniziava già ad annebbiarsi... :-)

Da quel punto si inizia anche ad intravedere in lontananza il temibile Queensboro Bridge. Lo vediamo, con le teste delle persone che lo stanno percorrendo. Vediamo la sua inclinazione, la sua salita. E psicologicamente non è di aiuto. Fra un po' ci arrivo e dovrò fare quella salita. Quella sì che porta a Manhattan. Quella si sente. E' temuta. Fra poco ci sono.

Nel Queens c'è meno gente. Meno calore. E correre senza incitamenti è davvero un'altra cosa. Abituati quasi al tifo da stadio sento la diversità. Ma dura pochi km. Ho anche qualche brivido di freddo. Ma poi passa. Arrivo al Quennsoboro Bridge, penso e decido di farlo a passo. Mi sembra la cosa migliore. Daniele, non esagerare mi dico. Ed eccomi qua:



La discesa del Queensboro è da brividi. In fondo c'è una curva secca a sinistra con una marea di gente. Non si può descrivere, si sente il boato della gente. E' una scarica di forza. Arrivi giù in mezzo al boato. Riprendo a correre, strade larghe, transennate e gente ovunque. Ora è tutta dritta, si percorre la First Ave fino al Bronx. Siamo ormai intorno al 26mo km. E dopo un km inizia per me una parte molto dura.

Ho problemi a correre, devo andare a passo. Ho freddo. Ho un casino di freddo e penso "con questo freddo come faccio ad andare avanti?". Avrei voglia di una felpa. Ho anche fame. Sento un forte bisogno di mangiare. Il pubblico ogni tanto offre qualcosa. Osservo bene la gente. Ricevo tanti incitamenti "go, Daniel", faccio fatica anche a sorridere alle persone. Cerco da mangiare. Finalmente prendo una banana da una ragazza. A me le banane piacciono un po' acerbe. Questa è molto matura. Ma è la banana più buona che ho mangiato negli ultimi anni... :-) Ci voleva proprio quella banana! Continuo ad avere freddo.
Bevo con calma. Prendo gli zuccheri dell'Enervit che mi ero portato. Continuo ad andare a passo. Ormai sono 2 km che vado al passo.

Intorno al trentesimo km sto meglio. Mi sento pronto a ripartire. Riprendo a correre. Vado bene, il riposo ha fruttato. Le sensazioni sono buone, sono ripartito. Go, Daniel!

Ma... Dopo 3 km di corsa, sul ponte che ci sta portando al Bronx. Il ginocchio va out. Il dolore ritorna forte, sempre più forte. Mi costringe a fermarmi. Mi massaggio il ginocchio, gli parlo "per favore no, non adesso". Mi fa molto male. Sto fermo. Provo ad andare a passo, ma mi fa male anche così. Me la vedo nera.

Un po' di minuti di "panico". Riparto a passo, ma mi fa male. Arriva un ragazzo con la gamba sinistra fasciata all'altezza del ginocchio e sta andando a passo veloce con la gamba fasciata stecca, senza fletterla. Andiamo insieme un po'. Uniti dallo stesso problema. Scambiamo due chiacchere. Poi lui va, aveva affinato la tecnica penso ed andava più veloce di me. Vado per un po' così, di fatto con una gamba sola. Poi piano piano inizio ad usare anche la sinistra. Il dolore rimane forte ma mi permette di andare bene a passo. Capisco che dovrò chiudere così, fare gli ultimi 10 km al passo. L'importante è che mi permetta di arrivare alla fine, chi se ne frega se non posso correre! Così però posso arrivare!

E lì inizia la mia maratona passeggiando, calcolo quanto potrò metterci a quella andatura. Mi godo il Bronx e poi Harlem. I suoi edifici diversissimi da Manhattan. I gruppi di neri che cantano. La gente festante e che incita ancor di più quando ti vede in difficoltà. Più o meno da questo punto inizia ad arrivare un incitamento nuovo: good job, Daniel. Great job, Daniel. Arrivati fin lì per la gente ce l'hai fatta. Sa che arriverai in un modo o nell'altro al traguardo. Ed hai fatto una gran cosa. Great job, Daniel. Quante volte l'ho sentito!

Ogni tanto riprovo ad accennare la corsa. Impossibile. Due falcate ed il dolore è subito fortissimo. Niente devo andare così. In certi momenti il mio passo veloce superava gente "scoppiata" che correva. Ma comunque era un andatura a passo e più di 6,5 km all'ora non andava. Mi rendo conto che così, magari allungando alla fine potrei stare dentro le 5 ore e 30. Sarebbe eccezionale. Go, Daniel!

E con il mio passo arrivo a Central Park, sembra finita ma mancano ancora 4 km. L'arrivo a Central Park potrebbe ingannare, pensi che hai finito però non è così... Passo veloce, passo veloce. L'ultimo rettilineo, lì la gente ti sommerge di good job, great job. Sento anche diversi italiano che finalmente pronunciano il mio nome intero: vai Daniele! Ormai sei arrivato! Vai! Non si può immaginare la carica che danno gli incitamenti. Ormai ce l'ho fatta, ripercorro mentalmente le fatiche degli ultimi mesi, da dove sono partito, mi guardo intorno estasiato, sono a Central Park e sto finendo la Maratona di New York! Sono così:



Si vede, sono anche emozionato. Il video lo devo fare due volte perchè c'è un italiano che vedendomi con la macchina fotografica vuol farmi la foto a tutti i costi e non capisce che mi sto filmando. Mi prendo tutte le emozioni e i brividi di quei momenti finali. E' impareggiabile ciò che si vive.

Al ginocchio ormai non penso più. Avevo già deciso che, a dispetto del dolore, avrei finito correndo. Guardo il mio tempo. Se corro potrei farcela entro le 5 ore e mezzo. Paradossalmente sono fresco, ne avevo ancora da dare. Inizio a correre, l'adrenalina è a mille. E mi godo il mio, meritato, trionfo in mezzo alla musica:



21 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire...great job, Daniele!

Anonimo ha detto...

Emozionante racconto, a cui rimandare il prossimo che mi chiede perche' corro...
Non solo non hai mollato ma non hai continuato a godertela e divertirti, e lo lasci traspirare piu' che la fatica nel post e nei video. I gobbacci hanno imparato a soffrire, incredibile..(e comunque se facevi il ponte di Verrazzano come tutti gli altri invece di attraversare la NY bay a nuoto magari avevi meno freddo ;-) )
Tonterias a parte, volevo dirtelo alla maniera di un ex-Erasmus valeciano:
Molt bo treball, xiquet!

Matteo
(e bel blog complimenti, continua a correre, e a scrivere...)

Anonimo ha detto...

Ovviamente sarebbe:
"Non solo non hai mollato ma hai continuato a godertela e divertirti.."

Una verita' da ammettere sull' Erasmus, ci si dimentica come parlare la propria lingua...:-)

matteo

Anonimo ha detto...

Great Job daniele..il mio racconto forse lo faccio domani!... E' stata un'avventura bellissima e mi ha fatto piacere averti conosciuto..all'ombra dei grattacieli, in mezzo a tante sofferenze, sono nate delle amicizie vere!
Ps: alla sera, in aggiunta, siamo andati a festeggiare in un bel ristorantino italiano, ovviamente in taxi :)

Anonimo ha detto...

Leggere il tuo racconto mi fa rivivere le emozioni della gara, riconosco alcuni dei luoghi, ma soprattutto il tifo e l'atmosfera della gara.

Bravo per averla portata a termine, e' gia molto visti i problemi al ginocchio. Anzi spero che tu possa recuperare in fretta.

a quando la prossima?

Micio1970 ha detto...

Complimneti per la maratona e per il post!

Anonimo ha detto...

Daniele Bravo! Fra 2 settimane ho la mia prima maratona: Firenze! E una settimana fa mi sono fatta male ad un ginocchio cadendo in montagna e non riesco a correre per + di 3/4 d'ora!!! Mi ha fatto bene leggerti! Forse riuscirò a concluderla anch'io! Bravo ancora!
Cristina

Anonimo ha detto...

DAniele ricordo quando dissi su j1897.com della tua sfida,sì mi colpì molto e sono felice che tu abbia vinto questa sfida.Grande,hai voluto e hai ottenuto
Vivissimi complimenti da un fratello bianconero

tioElalla ha detto...

Grande Daniele!!! welcome to Italy.
Ci ripetevano sempre questa frase a NY, così ti dò il bentornato a casa. Mamma, che emozioni mi date ragazzi.!!!!
Saluta Nicola e digli che gli scrivo presto.P.s. Se mi fate piangere così tanto con i vostri racconti io che ci scrivo sul blog??? cmq, i più grandi siamo noi 4. ciao Aline

Spoon of life ha detto...

Ti dico solo che sto piangendo...che emozione Daniele!!!

Sei stato bravissimo e sono felice che questa esperienza sia andata cosi' bene...anche con questo problema grosso che hai al ginocchio...

C'e' un qualcosa di magico nella maratona di NY...la gente che urla il tuo nome...l'energia di NY...io sono stata un po' di volte ed anche io mi ritrovavo ad urlare i nomi di questi sconosciuti...una cosa bellissima!!!

BRAVO!!!

Anonimo ha detto...

ciao Daniele... mi hai fatto rivivere le grandi emozioni di 2 anni fa. Anche io con il ginocchio destro dolorante... ma NON sono riuscita a mollare...causa adrenalina, folla, orgoglio ecc...

Quanto fiero e quanto gonfio avevi il petto il giorno dopo con quella medaglia al collo???
great job, Daniel

Irene ha detto...

grazie per aver condiviso tante belle emozioni... hai dimostrato veramente una grande tenacia e forza di volontà. ciao!

Francesco ha detto...

Carissimo Daniele,
ti voglio ringraziare di cuore.
Leggendo il tuo blog, post dopo post, ti abiamo seguito, ci siamo appassionati, abbiamo penato per il tuo ginocchio ed ora.. Che commozione vederti così felice! Grazie per aver condiviso la tua storia e le tue emozioni!
La tua vicenda è veramente esemplare: ti utilizzerò come esempio vivente nei miei corsi.
Un grandissimo abbraccio.
GREAT JOB DANIEL!!!

Anonimo ha detto...

Mitico.. mi hai fatto svegliare bene stamani!
M'è sembrato di esserci.
Devvero complimenti. Grande.
Gran lavoro Daniele!

A.

Anonimo ha detto...

Mi sono emozionato io (che non ho corso NY) nel leggere il tuo post e soprattutto nel vedere i tuoi filmati.

Complimenti davvero

Anonimo ha detto...

Ciao Daniele,
gran bel racconto!mi sono emozionato!
Sarà anche il fatto che anch'io come te, da settimana scorsa, ho conosciuto il mitico dolore della bandelletta e il 2 Dicembre sarò a Milano per la maratona che avrò l'onore di correre nella squadra di Manlio. Leggere il tuo racconto mi ha dato molta carica e fiducia e la consapevolezza di potercela fare!
Quindi grazie e alla prossima!

Anonimo ha detto...

Bravo Daniele. Hai fatto davvero un buon lavoro. Un singhiozzo di emozione mi ha preso durante i tuoi filmati. Proprio come all'arrivo della mia prima maratona 10 anni fa. Che soddisfazione! Doppia per te.
Ciao. Elio.

Daniele ha detto...

@ Stenet: grazie!

@ Matteo: sì, se la fatica per la corsa porta a questo è proprio bello correre!

@ Mathias: ti ho già risposto sul tuo blog..

@ Simone: un maratoneta vero..

@ Micio1970: grazie!

@ Cristina: forza! In bocca al lupo per il ginocchio e per Firenze! Non dubitare un secondo, ce la farai!

@ Ale: grazie!

@ Aline: ma quanto ci metti a scrivere la tua... :-)

@ Maria: grazie! e poi detto da una "newyorkese"...

@ Cinzia: grande anche tu allora.. e con il male al ginocchio.. è vero.. c'è anche la magia della sera e del giorno dopo con la medaglia al collo!

@ Francesco: tu mi conosci, sai anche la mia riservatezza. Ma questa cosa ha superato anche ogni aspettativa, è cresciuta via via e meritava di essere raccontata così in prima persona..

@ Antonio: grazie!

@ Anonimi: grazie!

@ The Sainct: allora sai cosa vuol dire la prima maratona...

Irene ha detto...

e io?... che ti ho seguito e ho tifato per te? :O)
ciao

Daniele ha detto...

@ Irene: mamma mia... imperdonabile! Non so come ma mi sei sfuggita... non era volontario! :-)

Unknown ha detto...

Ciao Daniele, purtroppo leggo solo ora il tuo bellissimo racconto ! Sei stato proprio bravo, anzi eroico ! Complimenti !